Prima novità dell'anno nuovo: il mio primo romanzo su una mia scoperta che rivoluzionerà il modo di leggere la Divina Commedia.
Sotto, tutte le notizie e anticipazioni. Anche sul programma, ovviamente!
Buona lettura a tutti!

Intervista col Professor Massimo Ricci sulla Cupola del Brunelleschi


PER CHIUNQUE AVESSE PROBLEMI NEL SEGUIRE L'INTERVISTA A CAUSA DELLA MUSICA: E' possibile disattivare la musica, per seguire tranquillamente l'intervista. Nella COLONNA DI DESTRA del blog, dopo i siti e i forum affiliati e prima dei lettori fissi, c'è un rettangolo video/audio che è possibile stoppare dal tasto centrale. 













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Shakespeare, un mistero tutto italiano

I suoi versi hanno fatto sognare milioni di persone in tutto il mondo e continuano a riecheggiare da secoli, oramai. Delicati, duri e sublimi. Solo con tali aggettivi possiamo avvicinarci a definire i contorni dei versi di un poeta noto in tutto il mondo, versi che fanno sognare, ma che altrettanto celano un oscuro mistero. Se infatti essi sono chiari, palesi e capaci di farci sognare o di descrivere le gesta di personaggi leggendari, storici, meno chiara è la figura dello stesso scrittore di tali opere. William Shakespeare da secoli fa parlare di sé, ma senza che noi si sappia alcunché sulla sua vita, sulle sue origini, ed i versi che avrebbe scritto di proprio pugno che ci sono giunti a noi ancora intatti sono molti pochi. Ma chi era, per quanto noi conosciamo, Shakespeare, e soprattutto quali erano le sue origini? Cerchiamo di fare chiarezza e di mettere ordine tra le teorie che lo investono.
I misteri sulla sua figura riguardano anche i ritratti che sono a noi familiari. Ne esistono solo tre, di cui uno solo, probabilmente, è autentico. Perciò i dubbi formalmente riguardano anche il suo aspetto. Una figura, quindi, molto complessa e soprattutto dai tratti quasi spiritici, essendo un artista di cui si sa ben poco, di cui non si conosce il vero e proprio aspetto e le cui opere, per quanto leggendarie ed eterne non sono scritte di suo pugno; quelle che gli storici ritengono 'originali' sono appena quattordici, per cui rimangono anche i dubbi su chi fosse il vero autore di quelle opere. Se vogliamo però cercare di capire di chi stiamo parlando, dobbiamo allora cercare tra le sue origini; ed esiste una teoria rivoluzionaria, che lo vorrebbe, addirittura, italiano. Stando a numerosi studiosi William Shakespeare sarebbe esistito realmente, ma appunto le sue origini sarebbero da ricercare altrove e, come detto, in Italia con precisa collocazione in Sicilia, nella città di Messina; ma andiamo con ordine. Di Shakespeare conosciamo la data di nascita: 23 Aprile 1564, giorno di San Giorgio e festa nazionale inglese, una strana coincidenza. Shakespeare sarebbe quindi nato a Stratford upon Avon da John, un commerciante in pelli e Mary Arden, figlia di un proprietario terriero. A soli dieci anni fu costretto ad abbandonare la scuola, senza poter poi aver possibilità, se non a livello da autodidatta, di imparare molto, costretto a lavorare per cercare di soccorrere la famiglia che aveva grossi problemi economici. A ventun anni Shakespeare si trasferì a Londra, lasciando moglie e figli-tre, tutti battezzati con rito cattolico romano-ed intraprendendo da prima la carriera da attore, per poi passare a quella di drammaturgo. Il grande autore morì, stando ai dati a noi in mano, il 26 aprile 1616, ma alcuni storici, studiando la storia di un personaggio messinese dello stesso periodo, un tale Michelagnolo Florio. Questo sarebbe stato figlio di un tale Giovanni Florio, medico e pastore calvinista e di Guglielma Crollalanza, una nobildonna messinese. Sia la famiglia del padre che quella della madre avevano parenti sia in Italia che in Inghilterra e John, uno dei pareti oltremanica, era autore di alcuni sonetti, letterato e autore del primo dizionario Italiano-Inglese. Vi è poi Giovanni, parente della madre, che da anni vive in Inghilterra proprio, guarda caso, a Stratford upon Avon, la città natale di Shakespeare. Da qualche anno, poi, dopo il Concilio di Trento, si era reso obbligatorio registrare le nascite e le morti, ma molte persone avevano lo stesso nome e cognome, visto che in larga parte si trattava di assegnare lo stesso nome ai figli del parente più prossimo.
Cercare, però, traccie di una verità scomparsa sono incredibilmente difficili. Infatti Messina fu devastata da vari terremoti che hanno raso al suolo un qualsiasi possibile indizio. Ma, come detto, i Crollalanza ed i Florio avevano proprietà, e parenti, sia in Italia, che in Nord-Europa. I Florio, però, sarebbero stati ebrei e, con le leggi e le tolleranze dell'epoca, ecco che il padre di Michelagnolo, ebreo, ma sposato con una donna cattolica, riuscì per molto tempo, grazie alla propria professione, di rimanere a Messina. Qualche anno più tardi, però, la situazione divenne insostenibile e i Florio furono costretti a trasferirsi in Inghilterra nello stesso periodo in cui, stando a quanto si sa, Shakespeare sarebbe vissuto ed avrebbe scritto le suo opere.
Opere che, stranamente, sono quasi sempre ambientate in Italia. Opere in cui il suo piccolo borgo di nascita, Stratford on Avon, non viene mai citato, a dispetto di piccoli borghi italiani. Un fatto molto singolare se, stando alle fonti storiche, si pensa che William non avrebbe mai viaggiato in vita sua. Esiste, infatti, un periodo di cui non si sa niente su Shakespeare, e il "Giulio Cesare", va dal 1597 al 1602 in cui avrebbe fatto il posteggiatore dei cavalli fuori dai teatri di Londra; anni in cui si appassionò al teatro e dopo i quali avrebbe composto tre opere leggendarie: "Il mercante di Venezia", "Romeo e Giulietta"ed In questo periodo, casualmente, Michelagnolo Florio avrebbe vissuto a Padova, conoscendo, tra gli altri, Giordano Bruno, e quindi un pensatore molto più aperto di quelli che c'erano nella chiusa società inglese di quegli anni. Se, oltretutto, pensiamo alle ambientazioni di quei lavori ed al periodo passato proprio in Veneto, allora la somma risulta quasi banale. Michelagnolo, avrebbe quindi viaggiato prima in Grecia, poi in Spagna e, infine, a Londra, dove due Conti, quello di South Hampton e quello di Perbrowed. Qui, Michelagnolo, inizia a produrre opere teatrali e a dedicarsi al teatro, anche grazie al cugino John, come abbiamo visto.
Inizia, nello stesso periodo, a frequentare gruppi e società particolari, ove erano presenti molti letterati e a cui, così come si evince dai dati storici, avrebbe aderito lo stesso Shakespeare. Dai registri giunti fino a noi, però, il suo nome non compare; tuttavia, è presente quello di Michelagnolo Florio. Edmund, suo cugino, figlio di Michelangelo Crollalanza, lavora al Globe Theatre di Londra e lì, Michelagnolo, iniziò a lavorare, portando in scena i suoi lavori. Michelangelo commerciava in pellame, ma Edmud, a circa 10 o 11 anni, abbandonò gli studi e iniziò a lavorare col padre, trasferendosi raggiunta la maggiore età, allora, a Londra con tutta la famiglia iniziando, come detto, la carriera d'attore. Il parallelo di questa vera storia, lo si ha con la biografia ufficiale di Shakespeare, che, proprio da Stradford, a 11 anni avrebbe interrotto gli studi, aiutando poi il padre nel lavoro. Edmund, però, molto poco istruito, morì di peste e, probabilmente, vi fu uno scambio di persona tra lui e Michelagnolo. Shakespeare, infatti, dal periodo in cui Edmud morì, iniziò a recitare sempre meno, e scrivere di più. Ed ecco spiegato anche perché, proprio come Shakespeare, se Edmund fosse morto, la moglie ed i figli sarebbero rimasti, proprio come decanta la biografia del poeta, a Stradford. Prendendo l'identità del cugino, inoltre, sarebbe stato considerato non più ebreo, ma inglese a tutti gli effetti.
Il nome, però, ha una nuova storia. Infatti, dopo la morte di Edmund, Michelagnolo avrebbe preso il suo nome e la sua identità, per poi cambiarlo con quello della madre, ma inglesizzato. Divenne, quindi, Guglielma Crollalanza: letteralmente William e Scrolla Lancia, cioè Shake Speare. Ovvero William Shakespeare. 
Una persona, però, di nome William Shakespeare, è veramente esistita ed era parente, guarda caso, di Michelagnolo Florio; ma non avrebbe potuto possedere la vastità di conoscenze del cugino italiano, essendo nato e cresciuto in Inghilterra, senza viaggiare.
Qui si conclude questo nuovo viaggio, che è partito da una delle figure più importanti della Storia letteraria, fino a giungere ad una possibilità affascinante ed immortale. Affascinante ed immortale proprio come le sue opere.

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Salve a tutti!!! Purtroppo negli ultimi tempi non ho avuto né tempo né modo per scrivere articoli(l'Università assorbe tantissimo tempo). Vi prometto al più presto un nuovo articolo.
A presto!
Filippo, Amministratore del blog.

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Eppure non dovrebbe esistere. Oggetti e simboli impossibili.


Normalmente siamo sempre attratti da ciò i cui contorni sono poco definiti; insomma da qualsiasi cosa racchiuda in sé di ignoto e buio. Appaiono in continuazione sulla scena elementi che sono in grado di dare o togliere conferme agli studi finora eseguiti, e questo in più campi. Accade per fossili, ma anche utensili e microrganismi, o organismi di cui neppure si immaginava l'esistenza o che si ritenevano ormai estinti. Indizi in grado di portare indietro anche di milioni di anni l'orologio della Storia. Ma in certi casi si va anche oltre. Sono infatti stati ritrovati dei reperti la cui inspiegabilità è il discrimine fondamentale rispetto ad un qualsiasi altro oggetto appartenuto ad ere passate. Oggetti così vicini a noi da poter essere ritenuti come prese in giro, dato il loro incredibile essere. Si trovano in collezioni private, ma anche in musei pubblici, nascosti in mezzo ad altri reperti più tradizionali.
Spiccano piccole statue, i cui disegni sono di un'incredibile bellezza e che provocano anche stupore. Si tratta di ciò che noi potremo definire come non congruo con il plausibile periodo di datazione. Alcune statue possono rivelarci tracce di un passato diverso; molto diverso. Quella di ciò che ha tutta l'aria di essere un astronauta, emerge forse con più forza rispetto a molte altre. Ma non è un pezzo unico; ne esistono altre, dove sono rappresentati uomini con quegli che hanno tutta l'aria di essere caschi e tute spaziali. Come potremo spiegare, però, tutto ciò? Certi ricercatori, su tutti non scordiamoci il recentemente deceduto Zecharia Sitchin, affermano che gli dei dell'antichità altro non fossero che visitatori di altri pianeti, che giungevano sul nostro apparendo agli uomini della Terra, meno evoluti, come dei, vedendoli scendere dal cielo ed usare strumenti "magici". Non solo, però; questi alieni sarebbero stati i portatori di conoscenze a noi ancora ignote che avrebbero, così, accellerato rapidamente il nostro processo evolutivo. Di simili teorie, però, esiste notevole testimonianza all'interno di numerosi disegni propri di tempi antichi e di dipinti di pittori molto famosi: Piero della Francesca, Aert de Gedler ed altri, solo per citarne due. Sono numerose le apparizioni di strani oggetti volanti verso cui le persone guardano, la cui forma ricorda molto da vicino quella dei dischi volanti. Astronavi e visitatori simili, però, sono protagonisti anche di innumerevoli leggende e racconti narrati, propri di tempi antichi. Questi quadri hanno suscitato e continuano a suscitare dubbi e stimolano discussioni tuttora vive. "La Madonna con Bambino e San Giovannino" è chiara; sulla destra del quadro un oggetto del tutto simile ad un disco volanteemerge dal celeste del cielo. Da esso partono raggi luminosi e fin qui si potrebbe anche pensare ad un oggetto simbolico, ma a ben vedere, sotto di esso, un uomo con un cane è rivolto con lo sguardo ad esso, coprendosi persino gli occhi, mentre il cane non è fermo ed impassibile, ma proteso verso l'oggetto e a quello abbaia. Si sa bene che i cani non abbaiano ad oggetti irreali, ma ad un qualcosa di concreto. Perciò sorge il dubbio di cosa sia quell'oggetto; ma questo quadro, come detto, non è l'unico elemento da analizzare. Ne esistono innumerevoli e, ai fini di dare un quadro sommario, ma nel contempo esaustivo sul tema, occorre nominare e prestare attenzione all'affresco nel monastero di Visoki Decani, in Kosovo, dove "La crocifissione", al di là del tema pricipale dell'affresco vede due figure curiose: una in alto a sinistra e una in alto a destra. Sono due persone, sembra, che però si trovano alla guida di quelli che sembrano veicoli aerei. Uno, però, dei più controversi dipinti esistenti è quello di Ventura Salimbeni nel '500, posto nella chiesa di San Piero a Montalcino; "L'esaltazione dell'Eucarestia" presenta al centro, tra Dio Padre e Gesù Cristo, un oggetto sferico metallico dotato di antenne impugnate dai Due. E' incredibile la sua vicinanza per forma allo Sputnik sovietico. Proseguendo oltre, portando un ultimo esempio prima di cambiare argomento, ecco "Il Battesimo di Cristo", di Aert De Gedler. In alto, nel cielo, da quello che sembra un disco volante si diramano raggi luminosi che giungono fino a Cristo. Si tratta di un U.F.O.? Andiamo avanti.
Simili ai quadri per il contenuto esistono molte monete, appartenute a popoli lontani nello spazio e nel tempo, dove sono rappresentati veri e propri dischi volanti e, in questo caso, non può esserci spiegazione differente. Le figure lì rappresentate parlano chiaro, e l'appartenenza a differenti civiltà ci rendono la ricerca di una verità univoca e riferita a ciò che di esse si conosce sempre più complessa.
Statuette di diverso genere, ma simile significato, risalenti a circa 17000 anni fa sono state trovate in Africa, si chiamano Nomoli, ed hanno una caratteristica interessante. Posseggono una cavità, all'interno della quale è stata inserita una sfera di acciaio e cromo. L'acciaio cromato, però, è tutt'altro che antico, stando alle nostre conoscenze; la sua creazione è datata 1904, a Gratz, in Austria. Se di un falso si trattasse, però, non ci sarebbe molto di cui parlare. Potrebbe essere uno scherzo; ma studi radiografici realizzati sulla statua prima ancora di aprirla hanno rivelato che in essa era contenuta la sfera già da migliaia di anni, in quanto nessuno vi aveva mai messo mano prima di allora. La domanda che però in questo momento emerge è un'altra: visti i dati che abbiamo in mano, chi possedeva 17000 anni fa le conoscenze per realizzare l'acciaio cromato?
Un altro oggetto, ancora più sconvolgente, è stato rinvenuto in Texas. In mezzo ad uno strato roccioso molto ricco di fossili di più specie animali e vegetali ne è emerso uno che a prima vista ha da subito ricordato un dito umano; completamente pietrificato. Una cosa impressionante, se si pensa a quelli che sono i normali tempi che conducono ad un avanzato processo di sedimentazione; ancora di più controllando le analisi su di esso fatte. Quello che poteva sembrare un dito, in realtà poteva essere altro, ma analisi radiografiche e non solo hanno evidenziato la sua genuinità confermando anche il midollo osseo, sostituito nel corso del tempo da sali minerali. Ma allora la nostra specie può avere ancora più anni di quanti non si creda? Chi lo sa; intanto un elemento di forte squilibrio ha fatto il suo ingresso sulla scena scientifica.
Andando oltre, ma tornando all'Egitto, incontriamo un altro strano tema, di cui questo canale ha già parlato, vale a dire le cosiddette "Lampade di Dendera". Ci troviamo a Tebe; qui, nel Tempio di Dendera, sono stati rinvenuti dei bassorilievi che hanno fatto emergere un qualcosa di molto molto strano. Infatti, ciò che poteva apparire come la rappresentazione di strumenti utili a riti religiosi per venerare le divinità, in realtà ha incuriosito i ricercatori. Appena dieci anni dopo da questa scoperta, fu creato un oggetto, il tubo di Krux, col quale erano prodotti raggi-X. E a ben guardare il geroglifico, la stessa rappresentazione del bassorilievo ci porta, guardando con occhio diverso, ad interpretare la rappresentazione in maniera più vicina alla descrizione di una lampada per la produzione dei raggi X che altro. Ciò che sembrerebbe, secondo l'egittologia ufficiale, la colonna dorsale di Osiride, in realtà ha la forma e la posizione di un componente utilizzato per realizzare avvolgimenti di fili elettrici, fondamentale per il tubo di Krux. Alla base della "lampada" stà poi un cavo, o comunque qualcosa di molto somigliante; di fronte alla stessa, invece, un dio, con due palette messe come in posizione di "pericolo". Guarda caso proprio nella posizione da cui fuoriescerebbero i raggi; all'interno delle lampada, poi, un serpente sinuoso, lo stesso prodotto dal passaggio di elettricità nel tubo. Forse, solo coincidenze. O forse no? I geroglifici lì presenti, infatti, recitano: "La luce proviene da un oggetto grande quanto cinque mani umane".
Altri oggetti molto importanti sono di tutt'altra fattura e genere: si tratta di monili rinvenuti in una tomba egizia. La loro forma, però, più che avvicinarsi a libellule o uccelli, e non poco, aerei e, più in generale, mezzi aerei.
Impronte umane, poi. Cementificate e rinvenute in posto impensabili; retrodatabili di milioni di anni anche. Certo, in questo caso sicuramente si potrebbe pensare a falsi, ma si vacilla di fronte ad un'impronta davvero incredibile. E' di una calzatura e chi la vestiva ha schiacciato nel camminare un piccolo animaletto: un trilobite. Questa è stata rinvenuta nello Utah, negli U.S.A., e sono presenti orme di più passi fatti dall'individuo; ma quella a cui noi ci riferiamo è un'impronta sinistra. Sicuramente però dalla maggior parte delle persone a cui si chiedesse cosa è questo animale, si otterrebbe un "non so". Questo, non tanto in quanto specie rara, ma in quanto specie estinta da 350 milioni di anni.
Ma gli oggetti che forse sono più sconvolgenti di tutti non rappresentano alcun uomo, astronauta, o niente di simile; sono un vasetto ed un martello. Qual'è la loro particolarità? Hanno milioni di anni. Esaminiamo il primo. Come può però essere possibile che un vasetto esistesse moltissimo tempo prima che noi uomini, seguendo almeno la linea cronologica che antropologi e scienziati hanno dettato? Questa è una domanda alla quale, al momento non si riesce a rispondere, soprattutto in virtù del fatto di sapere come questo oggetto è stato rinvenuto. Un operaio dell'Oclhaoma nel 1912 trovò un pezzo di carbone di grandi dimensioni; troppo grandi per poterne consentire un qualsiasi utilizzo. Si munì allora di uno strumento per romperlo e, assestato un colpo secco lo spaccò, ma la frattura rivelò qualcosa di assolutamente inatteso. Il carbone si forma in milioni di anni, come si sà, e veniva estratto da miniere; un destino simile subì quello stesso pezzo, che però al suo interno racchiudeva il vasetto succitato, in metallo, che dovrebbe risalire a circa 340 milioni di anni fà, quando la terra non era popolata da uomini.
Il martello, invece, ha un destino simile, salvo il fatto di essere stato rinvenuto fuso dentro una fromazione rocciosa vecchia di 140 milioni di anni. Fu rinvenuto in Texas, in una formazione calcare, nel 1934.
Ufficialmente gli scienziati sono scettici in maniera manifesta. Questo in quanto, essendo per loro, come sappiamo bene, ben più recente la nostra specie di quanto non ci dicano questi oggetti ed avendo avuto un certo percorso evolutivo, allora tutto ciò che non rientra in questa linea precisa, semplicemente non può essere. Ma se, invece di dire subito no, questo non può essere così, si cercasse di capire come mai questi oggetti esistono e cercassimo di ascoltarli, forse riusciremo a capire meglio. Potremo scavare ancora più a fondo nelle nostre identità, nel nostro passato ed in quello della stessa Terra. Forse non tutto è come crediamo e dovremo anche cercare di evitare interpretazioni probabilmente erronee. Andare oltre ci può permettere di capire e sapere meglio e di più di quanto non si sappia concretamente; probabilmente c'è qualcosa da scoprire, qualcosa di inquietante e sconvolgente, e potremo accorgerci di essere in ritardo, certe scoperte, infatti, ci farebbero riposizionare indietro l'orologio della nostra storia di moltissimi anni e riusciremo a togliere velami che ci occludono la vista della realtà più vera. Quella che, ancora, dobbiamo finire di conoscere.

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Tu chiedi chi era quel Beatle. Il mistero di 'Paul is dead'.


Nel corso della storia nascono molte volte soggetti e gruppi capaci di sconvolgere con la loro forza intere generazioni. E' avvenuto per i grandi condottieri, per i grandi Re, ma anche per scienziati, artisti di vario genere, scrittori ed altri. E così è stato anche per il mondo della musica che ha annoverato dei veri e propri rivoluzionari che tuttora rimangono grandi leggende: Mozart, Beethoven, Puccini ed altri in passato; Armstrong, Ray Charles, Elvis Presley, Jimmy Hendrix ed altri ancora più di recente. Il gruppo che però, forse, più di tutti ha sconvolto gli equilibri e che rimane un vero e proprio riferimento è stato quello dei Beatles. Il gruppo che ha annoverato più e più musicisti, tra cui l'italiano Mino Reitano, fino a giungere al definitivo compimento con la scelta di quella che è passata come la formazione ufficiale dei "Faboulus four": John Lennon, Paul McCartney, Ringo Star e Jorge Harrison. Milioni di fan in tutto il mondo; un successo esaltante che vide la sua esplosione attorno al 1965-66. Equilibrio però minato da ciò che si sarebbe poi appreso da una notizia che avrebbe sconvolto in parte il mondo perfetto dei Beatles.
E' il 12 ottobre del 1969, quando una radio di Detroit riceve una notizia da una telefonata fatta da un tizio che si fa chiamare Alfred; notizia che sembra nata proprio per fare un po' di audience: Paul McCartney è morto, tre anni prima. Dichiarò a Russel Gib, il Dj della radio contattata, di essere in possesso delle prove di quanto dichiarava e che la maggior parte di esse erano nello stesso materiale prodotto dai Beatles. La notizia, dopo un po' di tempo trascorso tra scetticismo e poca voglia di credere ad una storia che appariva come una pura "bufala", nata apposta per gettare fango su quello che in quel momento era il gruppo musicale più famoso al mondo, accolse poi delle conferme. Tali elementi furono portati alla luce dagli stessi fan dei Beatles, che iniziarono a scrutare con maggior attenzione le copertine dei loro dischi ed a porre sempre più orecchio alle parole dei loro testi. In particolare si fece molto caso ad una copertina: "Abbey Road". E' uno dei dischi più famosi dei Beatles, prodotto dalla Apple, e la foto scattata in copertina ha reso quell'attraversamento pedonale di Londra, frontale all'omonimo studio di registrazione, la loro casa di produzione, come uno dei luoghi simbolo per il turismo e la strada stessa ha dato il nome all'album. Ma cosa ha di strano? Nel 1966 i Beatles raggiungono di fatto la vetta musicale; dopo aver communque pubblicato molti LP in quegli anni, nel 1969, con l'uscita del loro album "Abbey Road", passano alla Storia. I fan si scatenano e seguono i loro idoli subito, anche quando questi si dirigono a fare una delle foto più famose di tutti i tempi. Fin qui nulla di strano, ma analizziamo bene gli elementi presenti in essa. Sulla sinistra della fotografia si trova parcheggiato un "Maggiolone" con una targa: "LMW28 If", cioè 28 se. Se cosa? Proprio Paul McCartney, nato nel 1942, nel 1970 avrebbe avuto ventotto anni, poco tempo dopo dall'uscita dell'album, mentre la parte iniziale indicherebbe "Linda McCartney widowed", cioè Linda McCartney è diventata vedova. Inoltre sulla destra si trova un'auto della Polizia, usata quando avvenivano gli incidenti stradali. I "Fab four" oltretutto, camminano come in una processione funebre, con John Lennon capo fila vestito di bianco puro, come un angelo. Paul McCartney, invece, segue in terza posizione con una sigaretta nella mano destra, mentre lui era mancino, e cammina scalzo; lo "scalzo" nelle culture orientali rappresenta il "morto".
Un altro album, "Sgt. Pepper's" racchiude un numero elevatissimo di indizi o presunti tali. Questo fu il primo ad essere pubblicato dopo la presunta morte di McCartney; fu infatti pubblicato nel 1967 a quasi un anno dall'uscita di "Revolver". Se si pone uno specchio nel diametro del tamburo posto al centro della foto e si specchia la parte centrale, ecco che ne viene fuori una scritta: "Il 9/10 lui è morto" e tra "he" e "die" si trova una freccia, la quale indica proprio verso il soprastante Paul. I componenti del gruppo inoltre poggiano i piedi su quella che sembra essere una tomba i cui fiori, propri di cerimonie funebri, compongono un Basso, il suo strumento, e di fianco al gruppo, vestito con indumenti appariscenti, si trova un'altra immagine dei quattro che, vestiti a lutto, guardano in basso verso la cassa da morto ed il basso. Di fianco a loro, poi, con Paul che è l'unico ad impugnare uno strumento nero e ad avere una mano sulla testa in segno di benedizione; sulla destra si trova una bambola insanguinata che ha in grembo un'auto rossa, lo stesso modello da lui posseduto e con cui avrebbe avuto l'incidente mortale. Sul restro invece si trova un'alltra immagine del gruppo, ma mentre tutti sono posti frontalmente, l'unico a voltare le spalle è proprio Paul. Oltretutto è proprio lui che indossa una divisa con una toppa con ricamata la sigla OPD, cioè "Officially Pronounced dead"; "morto ufficialmente. Andando alle canzoni, invece, possiamo vedere come una delle più famose dei Beatles possa non essere così casuale: "A day in the life". Il testo racconta nei primi versi dell'incidente di un ragazzo che, passando la mattina presto in macchina da un incrocio, non si accorse del fatto che le luci del semaforo fossero passate da verdi a rosse, andandosi così a scontrare contro un tir e venendo decapitato. Ufficialmente il riferimento sarebbe stato fatto nei confronti del figlio di un componente della House of Lords; ma questo tema sarebbe la spiegazione ed il racconto originale della presunta morte di Paul McCartney, presumibilmente avvenuta, stando a quanto affermano alcuni studiosi della vicenda, con queste dinamiche alle cinque di mattina del 9 Novembre 1966.
Altri album sono "Yellow submarine" e "Revolver". Nel primo, come in "Sgt. Pepper's", in alcuni disegni che ritraggono McCartney, esso appare con delle mani che è molte volte Lennon a porgli sulla testa: nella cultura indiana è segno di benedizione per una persona che deve essere sepolta. Nel secondo, invece, sono ritratti i "Fab four" tutti frontali, mentre l'unico di profilo, che sembra dare le spalle agli altri, come in segno di assenza, è proprio Paul McCartney, sulla sinistra della copertina.
In "Magical mistery tour", invece, Paul appare seduto ad una scrivania vestito da militare; davanti a lui è posta una scritta: "I was", ovvero "io ero" e dietro di lui si trovano due bandiere inglesi, incrociate e poste a lutto. La copertina di "Let it be" invece è divisa in quattro quadrati; in ognuno di essi si trova la foto in primo piano di un componente del gruppo, ma mentre Lennon, Star e Harrison emergono da uno sfondo bianco, McCartney emerge da uno sfondo rosso sangue.
"I'm so tired" è un altro chiaro esempio. In questa canzone di Lennon ad un certo punto lo si sente biascicare parole senza senso, che tali resterebbero se non le si ascoltassero al contrario, recitando: "Paul is dead man...miss him miss him", cioè "Paul è morto, mi manca mi manca". Che sia solo una coincidenza? Forse, di certo anche nella stessa già citata "A day in the life", alla fine della canzone si possono sentire parole che non hanno alcun senso. Se la si ascolta al contrario non tutte le voci che si sovrappongono scompaiono, ma quella di John Lennon è chiara e dice: "Paul is dead..".Di canzoni però cariche di indizi simili ve ne sono molte. Una di esse è "Revolution 9", il cui principio è caratterizzato dal nominare tre volte, apparentemente, il numero nove; ma se la si ascolta al contrario si scopre un messaggio: "Turn me on, dead man". Nella celeberrima "All you need is love", invece, si può sentire, prestando un po' di attenzione alle parole di Lennon, quasi sussurrate, la frase "Yes, he's dead". "I'm the Walrus" e "Glass Onion", invece, si collegano. Nella prima Lennon dice: "Yes, I'm the walrus", mentre nelle note si legge: "No, non lo sei, afferma la piccola Nicola"; Walrus significa tricheco e questa parola, in Grecia, significa salma o cadavere. La seconda canzone, invece, "Glass onion", Lennon la usa per dire: "Bene gente, vi darò una nuova traccia da seguire. Il tricheco era Paul". E del resto lo stesso McCartney appare sulla copertina di "Magical mistery tour" vestito proprio da tricheco. Inoltre "I'm the walrus" ha alla fine proprio una frase presa da una tragedia di Shakespeare, "Re Lear", che recita: "Oh, morte inopportuna!...Cosa? Egli è morto?".
Anche alcune esecuzioni pubbliche, comunque, sono avvolte dal mistero e potrebbero apparire come indizi reali; su tutte quella di "Your mother should know", durante la quale Lennon, Star ed Harrison vestono uno smoking bianco con un garofano rosso nell'occhiello, mentre McCartney ne porta uno nero. Mentre "Hello", sembrerebbe strettamente legata a tutti i fatti citati: 'mentre tu dici addio io dico ciao'(traduzione del ritornello).
Ma non sono solo gli elementi presenti nei loro dischi, o le frasi delle loro canzoni ad essere così importanti ai fini di questa indagine forense messa a punto da alcuni ricercatori e pubblicata anche sulla rivista "W.I.R.E.D.". Studiando fotografie precedenti al 1966 e posteriori a tale data si sono accorti che alcuni tratti del volto di McCartney non coincidevano, soprattutto ci si è focalizzati su quei punti del volto che non sono suscettibili di variazioni nel tempo né in modo naturale, né in maniera artificiale; vale a dire con la chirurgia plastica. Ad esempio vi è: l'ampiezza del palato, la curva mandibolare, la dentatura, il punto sottonasale, la forma del cranio e le orecchie. Proprio il padiglione auricolare rimane invariato nel corso della vita; ma ciò non sembra essere così per Paul, a cui varia, tra prima e dopo il 1966 anche la forma della mandibola, che non coincide se si tenta di sovrapporre due foto appartenenti una a prima e un'altra a dopo il 1966. La mandibola dopo appare più snella, a differenza di prima, quando era più larga e squadrata. Il palato era poi molto stretto e portò i denti a disporsi non in modo ordinato; ma dopo il '66 i denti diventano ordinati e regolari; un qualcosa di assolutamente complesso e doloroso da realizzare con un'operazione chirurgica, oltre che particolarmente rischioso. Anche la scrittura, per quanto possa sembrare poco rilevante, offre spunti ed un qualcosa di importante nel campo investigativo. Confrontando infatti autografi e testi scritti dallo stesso McCartney nei due distinti periodi emergono sostanziali differenze. La "n" nel nome, mentre prima aveva un andamento discendente, adesso ha un andamento a triangolo. Le due "c" erano poi o distaccate o unite all'angolo, per poi diventare dopo il 1966 unite e addirittura sovrapposte.
Se poi non ci fossero indizi sufficienti, allora si potrebbe scavare ancora più a fondo, nell'intimità di Paul il quale, come tutti aveva relazioni. In Germania, durante un tour nel 1961-62 conobbe una certa Erika Hubers, con cui ebbe una relazione. La ragazza nel 1962 rimase incinta, ma McCartney non volle mai riconoscere la figlia che dal loro rapporto nacque, pur versandole per nel 1966 una grande somma di denaro per il mantenimento, anche a causa di un procedimento in atto nei suoi confronti all'Ufficio Minorile. Versò a Bettina, questo il nome della sua presunta figlia, 30000 Marchi; azione peraltro attestata da un fascicolo tuttora esistente. Tra il 1981 ed il 1984 la stessa Bettina tentò di far riconoscere ad un tribunale tesesco che suo padre fosse Paul McCartney. Il test del DNA che fu fatto per dimostrarlo dette esito negativo.
Lo stesso Paul McCartney, però, anziché smentire o far finta di nulla su questa vicenda ha deciso di giocarci, realizzando un album, "Paul is Live" in cui gioca proprio su questa cosa. La copertina è infatti la stessa inquadratura di Abbey Road, ma con qualche differenza; manca il furgone della Polizia e il maggiolone ha una targa diversa: "58 I'm", "ho 58 anni". Inoltre nella recente canzone "Gratitude" McCartney pronuncia alcune strane parole che, se udite al contrario, suonano così: "Who is this now? I was Willie Campbell".
Questo sarebbe proprio il nome del sosia chiamato a sostituire il deceduto Paul. Si sarebbe trattato di un Poliziotto (di cui da molti anni circola una fotografia) che, molto simile a McCartney, a seguito di alcuni ritocchi estetici e vocali e ad un'educazione musicale severa avrebbe rimpiazzato Paul, mantenendo agli apici della musica un gruppo di artisti leggendari. Su queste basi, utilizzando la parola 'Fake'(falso) ed il nome Paul, molte persone hanno iniziato a distinguere tra Paul(per loro l'originale) e Faul(il presunto falso Beatle).
Che sia morto o meno, però, continua a rimanere un mistero, anche perché di fronte a capolavori come "Let it be", "Penny Lane", "Hey Jude", "Yesterday" ed altre non si può far altro che titubare e confermare che il genio di Paul McCartney non sia mai stato sostituito. Se però così fosse possiamo affermare che artisticamente i Beatles ci hanno tutt'altro che perso. Opinione di molti è che la notizia sulla morte di Paul McCartney sia stata diffusa dagli stessi Beatles, per aumentare e mantenere sempre alto il focus su di loro e che, probabilmente, McCartney sia ancora vivo, ma si serva di un sosia nei momenti di necessità. Questo spiegherebbe molte incongruenze emerse nel corso delle indagini e darebbe ancora più forza ad un vero e proprio genio della musica e degli affari; uno dei rivoluzionari del secolo scorso che continua a far parlare di sé non solo in campo artistico.

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Nazisti ed Esoterismo, un'oscura via per la ricerca del Potere.


Non sempre si può credere a quanto la realtà stessa sia agghiacciante e piena di personaggi totalmente folli e fuori da ogni canone. Il secolo scorso è stato teatro di tragici avvenimenti; cruenti e crudeli oltre ogni limite immaginabile, oltre che due guerre che hanno sconvolto gli equilibri mondiali. Crimini contro il mondo, di una crudeltà senza pari come sono stati quelli messi in opera dai Nazisti, con lo sterminio di milioni di Ebrei deportati in più campi di concentramento costruiti in tutta Europa. La follia messa in pratica da questi ha però delle basi e un leader ancora più fuori di testa. Adolf Hitler, il capo questa incredibile pratica ha però avuto un seguito di uomini che ne hanno sostenuto le convinzioni e messe anche in pratica. La ricerca del potere ha basi che si tenta di far risalire perfino ad una razza "perfetta"; ad una razza "ariana", come la indica lo stesso Hitler nel suo libro, pubblicato alla fine degli anni '20, "La mia guerra". Hitler lì detta quelle che saranno le future basi che muoveranno un gran numero di persone e stimoleranno la nascita di movimenti antiebrei e fanatici. Ma tutto ciò che Hitler è riuscito a compiere, tutte le crudeltà che ha realizzato, non sarebbero state possibili senza dei personaggi di fondo che lo sostenessero; uno di questi, il più importanti assieme a Joseph Goebbels(Ministro della Propaganda Nazista) fu Heinrich Himmler. Egli, a capo delle SS passò dalla nascita di questo corpo, nel 1923, dall'avere sotto di sé appena 250 uomini ad averne oltre 50000 nel 1933, anno dell'ascesa del Nazismo al Potere. Himmler, però, non fu solo il braccio destro di Hitler, egli fu anche a capo di un'associazione segreta che tentava di riscoprire le radici ariane attraverso una fusione di: Mitologia nordica, Nazismo ed Esoterismo. Questa prendeva il nome di Thule, ed era composta da personaggi che agivano compiendo riti magici stregoneschi, convinti di aver fondato un nuovo ordine cavalleresco e religioso; compivano il loro volere in luoghi oscuri, lontani dagli occhi di tutti. Prendevano oltretutto spunto dai Cavalieri Templari, da quelli Teutonici e dalla Compagnia di Gesù ed il loro quartier generale era un castello che era stato riadattato dallo stesso Himmmler, il castello di Wewesburg. Heinrich Himmler, però, era anche a capo di un reparto particolare delle SS, le Waffen SS. Questo era composto da combattenti per la razza ariana provenienti da più stati, tutti uniti nel nome della lotta al Bolscevismo. Il luogo di riunione della Thule, come detto, era il castello di Wewesburg che per poco più di dodici anni fu la sede delle SS ed anche una vera e propria accademia che doveva reclutare ed educare alla ricerca delle origini ariane del popolo tedesco chi voleva farne parte. Una vera e propria setta di ricercatori e di cacciatori di reliquie, insomma. Una sede che aveva anche una sala, la Gruppenfuhrer Sal, che ha 12 colonne, ed in essa solo 12 Grandi Iniziati entravano ed erano artefici di riti esoterici; al centro un cerchio con 12 rune celtiche che indicano "Sigh", cioè Vittoria. Ed esisteva anche una sala nascosta, la Walhallah, dove venivano svolte le cerimonie funebri dei leader nazisti morti in guerra secondo un rituale che voleva assumere connotati esoterici e magici. Ma cosa spingeva Himmler ed i suoi seguaci a ricercare proprio le reliquie del mondo cristiano? In sostanza Gesù Cristo veniva considerato come il più alto esponente della razza ariana ed il solo possesso o contatto con un oggetto che avesse toccato il suo sangue sarebbe stato simbolo e raggiungimento di un potere che avrebbe consentito il dominio. Ecco che quindi la caccia alle reliquie della Cristianità assume un ruolo di primo piano ed è necessario l'intervento di una vera e propria equipe non solo specializzata, ma anche che covasse dentro di sé il desiderio per ciò che faceva e che condividesse spirito ed ideali a pieno. Se la lancia di Longino, quella che avrebbe trafitto il costato di Gesù Cristo sulla croce, era un obiettivo di primaria importanza tanto da essere trasfigurata nella pianta del castello di Wewesburg, ecco che il Graal assume un valore ancora maggiore. La vicenda su questa reliquia però da secoli e secoli non trova un unico filo conduttore, cosa che oltretutto è rimarcata dalla continua domanda sulle sue origini e sulle ramificazioni che la vicenda assume. Insomma, basti pensare ai continui riferimenti di luoghi che si moltiplicano di anno in anno e che ne alimentano la leggenda: Rennes le Chateau, la Cappella di Rosslyn, San Galgano, Santiago de Compostela e numerosi altri posti che per un motivo o che per un altro si legano alla storia del Graal e dei Cavalieri Templari. Gli sforzi dei tedeschi però si indirizzarono subito verso il sud della Francia, verso Montsegùr, vicino ai Pirenei ed a soli 40 Km da Rennes les Chateau. Cosa avrebbe a che fare questa piccola località con le vicende del Graal? Occorre per spiegarlo fare un passo indietro, e tornare fino a Otto Rahn, un nazista che prima di appoggiare le teorie e le azioni di Hitler fece più lavori in campo artistico e recitativo. Il palcoscenico, però, se lo conquistò per merito di altro; un libro che avrebbe poi influenzato nel senso che abbiamo accennato i nazisti: "Crociata contro il Graal". In questo volume si accenna all'eresia catara e di come questa possa essere anticipatrice della nuova religione tedesca. I catari, oltretutto, sarebbero stati possessori e custodi di un tesoro di incredibile importanza e valore. Giunsero allora i soldati tedeschi con grandi attrezzature e strumenti utili allo studio ed agli scavi, alla ricerca di gallerie e di tunnel nascosti che avrebbero celato la chiave per risolvere il mistero sul Graal; o magari la reliquia stessa. Successivamente, nel 1944, addirittura, Himmler scelse di inviare una delle truppe più pericolose dell'intera divisione nazista: il Das Reich. Questa divisione in un paese vicino alla località suddetta operò un vero e proprio massacro, uccidendo il 10 giugno del 1944 642 abitanti (tra cui oltre 200 bambini) a cui sopravvissero meno di dieci persone. La brama di possedere quello che era considerato il vero oggetto del potere aveva spinto ad una simile scelta, ma i nazisti non si fermarono a questo. Un po' come ci viene narrato nei film della saga di "Indiana Jones", ecco che leggendo la storia e gli avvenimenti passati notiamo come i tedeschi abbiano cercato anche altri oggetti in altre parti del mondo come in Egitto. La Piana di Giza fu infatti grande oggetto di studio ed in particolare la Camera della Regina nella Piramide di Cheope, dove si cercò il libro dei Misteri di Toth; un'opera che avrebbe racchiuso l'intero sapere magico e non solo di una grande civiltà preegiziana. La cosa ci riporta a contatto con le teorie di Edgar Cayes, che affermava di aver "visto" in una delle sue visioni un'intera stanza dove sarebbero stati custoditi i documenti di una civiltà molto antica, precedente a quella egizia, che avrebbe edificato le prime piramidi e la Sfinge. La ricerca si concluse come molte altre con un nulla di fatto, anche se i nazisti furono comunque in grado di acquisire la lancia di Longino, da tempo custodita a Vienna e quindi portata a Norimberga, nella cattedrale di Santa Caterina. In fondo, comunque, erano due le strade per raggiungere le Unità spirituali ariane: una riguardava lo sterminio degli ebrei, in quanto possessori oltretutto di un grande sapere magico esoterico come la Kabbalah; una seconda era, invece, la conquista del mondo con cerimonie esoteriche. Da qui si capisce ancora meglio la follia che ha guidato verso azioni di una malvagità unica. Nell'aprile del 1945 la Germania cadde ed il giorno stesso della morte di Hitler, dopo il suo suicidio, nel momento stesso della presa di Berlino 55 tibetani assoldati a servizio dei nazisti si suicidarono in massa secondo un rituale loro. Ma cosa ci facevano a Berlino 55 tibetani? Nel dicembre del 1938 un uomo in una località sperduta della Germania si diresse da Klinbshbor, un maestro nella rilegatura di libri, ordinandone uno speciale. Quel libro era per Hitler e racchiudeva tutti i risultati ottenuti dalla Ahnenerbe, una società che doveva ritrovare le tracce della razza ariana in più parti del mondo. Tra queste vi fu una ricerca approfondita e lunga anni che riguardò il Tibeth, che coinvolse più nazisti, alla ricerca in quella terra sacra delle origini della loro presunta razza e di colui che veniva definito dai tibetani il "Re della Terra". Le ricerche ed i suoi risultati furono raccolti e preservati con cura; di questa spedizione ci rimane una grande raccolta di pellicole e fotografie, alcune che celano misteri come qualcosa di simile ad auree che intorno ai personaggi inquadrati li rendono sfuocati. In definitiva, uno dei movimenti più pericolosi e malvagi della storia ha attinto la propria ideologia e le proprie basi da teorie esoteriche. Fondamenta assolutamente instabili che hanno condotto fanatici a soddisfare i propri malsani desideri. Tutto secondo una trama che ha giocato con le vite di milioni di persone innocenti, che non corrispondevano ai loro desideri di purezza fin troppo irreali per poter essere materialmente esistenti.

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Le Piramidi della Terra

Tracce di un passato vecchio millenni, che riecheggia nell'eternità e che lasciano adito a dubbi ed interrogativi. Non sempre è possibile districare agilmente le trame di una ragnatela ben più fitta e tesa di quanto si creda. Sciogliere questi nodi non è affatto semplice, e certe volte quando si crede di aver trovato il famoso bandolo della matassa, o per meglio dire, quando si pensa di aver a che fare col filo di Arianna, che condusse Teseo fino all'antro del minotauro, attraverso il suo labirinto e ritorno, ci accorgiamo che abbiamo di fronte un qualcosa di più complesso. Così è per uno dei temi di più difficile trattazione del mondo: le Piramidi.
Udendo questa parola, subito la mente ci rimanda ad immagini di strutture granitiche, e più precisamente localizzate in Egitto. Ma le Piramidi non sono solo queste. Per quanto strano possa sembrare a chi non conosce l'argomento, su tutto il nostro pianeta sono presenti strutture piramidali. Costruzioni simili sono state realizzate dagli Egizi; dai Maya; dagli Incas; dagli Aztechi, ma non solo. Piramidi sono recentemente state rinvenute in Bosnia; altre sono invece in Gran Bretagna, in Italia, ed in tutta l'Asia, ma non solo. Insomma, in ogni parte del globo ecco che spuntano, in certi casi quasi improvvisamente ed inaspettatamente, e si notano strutture appartenute ad un passato ancora da scoprire completamente. Sono 106 quelle stimate in tutto l'Egitto, tra cui spiccano le piramidi della Piana di Giza.
Queste sono tre costruzioni megalitiche edificate con blocchi granitici di dimensioni macroscopiche; una dedicata a Chefren, una a Cheope ed una terza a Micerino. Ciò che le accomuna, al di là della rispettiva vicinanza, è il fatto di non possedere al loro interno mummie, così come invece sono state rinvenute in molti altri siti. L'ingegnere Robert Bauval, grande studioso della Piana e di molti altri monumenti egizi in relazione alla volta celeste, ha elaborato una teoria suggestiva. Studiando infatti il posizionamento e l'orientamento delle tre costruzioni, si è reso conto di una più che fondata somiglianza tra la posizione di queste e le stelle della Cintura di Orione. Le piramidi hanno infatti lo stesso orientamento delle stelle che compongono la costellazione. Non solo, andando sempre più nello specifico si può notare come i canali della Camera del Re puntino verso la volta celeste e, riportando indietro la posizione delle stelle, queste sarebbero indirizzate verso due di queste: Alpha Draconis e Zeta Orionis, due stelle della Cintura così come erano posizionate nel 10450 a.C. Ma la sua ipotesi e le sue teorie non sempre sarebbero seguite, anche se alcune scoperte archeologiche affermerebbero la medesima cosa da lui detta. Sono infatti esistite alcune donne Faraone nella millenaria storia dell'Egitto, ma una di esse ci può narrare qualcosa di molto interessante. O meglio, è il suo compagno che può farlo. A Tebe, infatti, tra le numerose meraviglie archeologiche dal luogo ospitate si trova un tempio dove le effigi del faraone raffigurato ed epiteti gloriosi a questo rivolti sono stati scolpiti via, subendo la "damnatio memoriae". Il Faraone in questione è la figlia di Tuthmosis I, Hatsheptus. Intorno a questa figura si è sviluppata una storia d'amore che ha portato alla scelta di tentare di cancellare il suo nome dalla storia. Hatsheptus si innamorò dell'architetto di corte Sehnmuth, il quale contraccambiò il sentimento; dalla loro unione nacque una bambina. I due, però, non erano sposati ed il fatto era aggravato dalla stessa posizione del Faraone che, in quanto donna, non era ben vista. Hatsheptus, nonostante ciò, governò il paese con saggezza ed elesse al rango di Gran Sacerdote l'architetto di corte, che divenne Resonsabile duplice della casa dell'oro, Responsabile dei compiti di Amon, Responsabile del giardino di Amon, Sacerdote dei compiti di Amon, Intendente di Amon, Intendente della figlia reale, Responsabile della figlia di Amon. Sehnmuth, però, non edificò una sola tomba, ma due per lui e due per la sua amata. Una sarebbe servita da falsa pista per i profanatori, l'altra, invece, da luogo per il loro riposo; e proprio a poco più di cento metri dal grande tempio di Hatsheptus, ad un livello inferiore rispetto a quello della piana, è stata rinvenuta una piccola camera sepolcrale, appartenuta proprio all'architetto e Gran Sacerdote, la cui particolarità risiede nelle decorazioni del soffitto. Sono state scoperte casualmente, in quanto tutte le pareti erano intonacate a coprire la pittura, forse per occludere una conoscenza che doveva restare elitaria. I disegni sono divisi in due parti; da una parte sta l'Emisfero Australe, dall'altra il Calendario Egizio e, nel mezzo, quattro imbarcazioni e costellazioni relative: Giove, Saturno, Sirio e Orione. La costellazione della Cintura di Orione è rappresentata da tre stelle, più una quarta. Queste, sovrapposte alle piramidi della Piana di Giza coincidono perfettamente e la quarta cade precisamente dove stà la Sfinge. Gli allineamenti, però, non sono da rapportarsi a tempi moderni o recenti, ma retrodaterebbero le piramidi fino al 10450 a.C. e gli stessi studi geologici sulla Sfinge la retrodaterebbero a tale data. La sua faccia, infatti, sarebbe stata scolpita rimodellando un precedente volto, più grande e proporzionato al corpo, forse di leone. Oltretutto qualora riportassimo indietro l'orologio della storia al 10450 a.C. potremo notare come la Sfinge guardi proprio verso la costellazione del Leone, là nel punto che occupava nella volta celeste nel 10450 a.C..
Non abbiamo prove scientifiche che diano concreta certezza a questa datazione, attribuita seguendo, però, orientamenti che paiono corretti. Approfondendo ancora di più riconducendoci a scrutare l'affresco nella tomba dell'architetto della Faraona Hatsheptus, notiamo che attorno alla stella Epsilon Orionis, corrispondente nella Piana alla Piramide di Chefren, stanno tre ellissi concentriche. Normalmente un utilizzo di quel tipo delle ellissi voleva esprimere l'idea di un luogo ove si sarebbe trovata la casa delgi Dei. Ma un simile disegno indicava anche acqua. Ciò potrebbe significare che attorno ad Epsilon Orionis si localizzerebbe un luogo con acqua e che potrebbe ospitare, quindi, vita. Ebbene, due studi realizzati da astronomi con telescopi raffinatissimi propri di istituti importantissimi a livello mondiale hanno individuato(prima nel 1992, poi nel 1998) due grandi concentrazioni d'acqua. Una intorno al Sole, e questa è la Terra, ed un'altra attorno alla stella Epsilon Orionis. Proprio quella. Forse gli antichi sapevano molto più di quanto non si creda, e forse abbiamo a che fare con una super-civiltà estesa in molte parti del globo.
Infatti, se si nota con attenzione, di strutture piramidali la Terra è piena. Vi sono piramidi in America del nord, nel Centro-America ed in Sud America; in Australia, in Cina, in Egitto, in Mesopotamia, in Polinesia(dedicate addirittura a Ra, il dio egizio), in Sardegna, in Germania, in Inghilterra, in Italia e perfino in Bosnia. Si somigliano, hanno punti in comune tra i quali le divinità e le storie che narrano del rapporto tra dei e uomini. A Teotihuacan, in Bolivia, là dove è stato rinvenuto uno dei siti archeologici di maggior rilevanza e mistero, per l'importanza e la bellezza della lavorazione dei blocchi, si erge la famosa Collina dei Sacrifici; un'enorme complesso di 150x200 metri di base per un'altezza superiore ai 100 metri. La base di questa è allineata col nord magnetico, così come molte altre costruzioni dell'area seguono allineamenti stellari precisi. Questa costruzione ricorda molto da vicino gli Ziqqurat; che però si trovano a distanze molto importanti. Ma scalpore e sorpresa è stata suscitata da una scoperta alla quale abbiamo accennato, compiuta dalla N.A.S.A.; leggendo alcune immagini satellitari ha individuato alcune anomalie nel suolo bosniaco. In prossimità di Sarajevo sono state rintracciate alcune formazioni particolari del terreno, colline che avevano basi perfettamente quadrate o rettangolari allineate seguendo le costellazioni. Sono tre queste colline che, ad una distanza di circa 2,2 Km l'una dall'altra formano un triangolo equilatero con angoli tra i lati di 60°. Una strana conformazione naturale che ha suscitato sorpesa e la volontà di scavare a fondo. E' allora stato incaricato un archeologo, Samir Osmanagic, che iniziando gli scavi alla base, con la rimozione di un metro di terreno ha riportato alla luce utensili per la lavorazione delle pietre e selciati creati ad arte da mani esperte sembrerebbe. Terrazze, getti di cemento e di conglomerati e materiali vari che, a detta degli esperti, sono di gran lunga migliori di quelli che noi usiamo compongono le porzioni fino ad ora riportate alla luce. Le tre strutture nascoste dalla vegetazione accumulatasi assieme al terreno per millenni sembrano proprio essere Piramidi, non così semplici come si potrebbe pensare. Infatti queste sarebbero le piramidi più grandi mai scoperte(la Piramide del Sole sarebbe alta ben 220 m, 75 in più rispetto alla piramide di Cheope) e, in base a quanto sono sommerse dalla terra, dalla vegetazione ed in relazione ai rilevamenti, risalirebbero addirittura a 12000 anni fà. Ben 8000 anni prima di quelle che sono le datazioni fornite dagli archeologi in merito alle piramidi più antiche mai scoperte secondo l'archeologia ufficiale e la datazione corretta, seguendo gli orientamenti che venivano considerati nella creazione di queste strutture sarebbe il 10450 a.C.. Una data che ricorre ancora, per l'ennesima volta. Questa, però, ricorre anche nelle previsioni di uno dei più grandi veggenti del secolo scorso, Edgar Cayce, il "profeta dormiente" come fu soprannominato per il suo entrare in uno stato di trans a metà tra il sonno e l'ipnosi autoimposta. Entrato in questo stato Cayce riceveva visioni che poi trascriveva non appena risvegliatosi. Egli stesso indica quella data come quella propria della costruzione delle piramidi della Piana di Giza ed in molti altri punti sulla Terra. Inoltre Cayce avrebbe anche visto in una di queste occasioni quella che lui definisce la "Sala dei Documenti", individuata da lui sotto la Sfinge, dove si sta cercando da tempo, a prescindere dalle sue indicazioni, tramite sonar e strumenti simili. In esso sarebbero racchiusi i documenti di una civiltà precedente a quella egizia; documentazioni sulla loro storia; documenti di chi avrebbe voluto imprimere in eterno il segno di quando qualcosa di sconvolgente(come ad esempio una immensa inondazione; non a caso il "Diluvio universale" sarebbe risalente proprio al 10450 a.C.) avrebbe distrutto il loro ricordo. Potrebbero essersi quindi ridistribuiti, andando ad occupare più posti nel mondo, promettendosi di segnare con monumenti immensi, un qualcosa di duraturo al passare del tempo, sfruttando gli orientamenti astrali, quella data: 10450 a.C.. Ma questa, per ora è solo un'ipotesi; così come lo è la spiegazione che si cerca di associare a strani oggetti che si sono trovati in corrispondenza di numerosi siti megalitici come le piramidi della Bosnia e simili. Vicino ad esse si sono ritrovate delle enormi sfere perfettamente levigate, fatte di pietra; alcune perfette al 99,9%. Ivan Zamp ha ipotizzato che quelle sfere potessero essere dei punti da seguire per una navigazione aerea. In Costa Rica ne sono state trovate molte che questo studioso scelse di studiare quando furono rinvenute in termini di traiettoria. Da Bolas fu condotto a Uvita e quindi al Monte Chiripò, definito come il "Cimitero della macchina dell'oro" e in cui, stando ad una leggenda locale, sarebbe stato sepolto in tempi antichi una "macchina volante". Sfere per la navigazioni e piramidi che, come il rivestimento trovato su quelle della Bosnia e su quelle egizie, era fatto interamente di materiale lapideo bianchissimo e riflettente, tanto da renderle visibili da molto lontano. C'è chi dice, addirittura, che le piramidi per questa caratteristica sarebbero state visibili fuori dalla Terra, come piccoli punti luminosi; riferimenti per chi, forse, giungeva da fuori. In effetti la stessa N.A.S.A. ha diffuso alcune immagini che suscitano ed accendono discussioni ancora in atto; strutture piramidali su Marte, oltre a quelli che sembrano veri e propri muri e luoghi dove furono posti più insediamenti.
Se quindi la risposta alla domanda che lega tutti questi luoghi non fosse così semplice? Se fossimo costretti a rivolgerci alle stelle? Cosa accadrebbe? Il mondo sarebbe certamente sconvolto. I pilastri dellla storia vacillerebbero sotto una spinta sempre più forte che vede il terreno di appoggio improvvisamente inconsistente, incapace di sostenere un peso tanto grave. Forse le stelle sono state la nostra prima casa, o di chi ci ha visitato e che può aver scelto di segnare le sue rotte per la navigazione ed insegnarci trucchi per costruire ed altre arti, ormai perse nel tempo. Guardiamo quadri opera di artisti famosi, affreschi vecchi millenni, e troviamo oggetti volanti simili ad U.F.O.; sentiamo racconti antichi e li attribuiamo alla suggestione loro. Strumenti strani, bassorielievi e geroglifici sono tutti elementi corroboranti, come quello trovato nella Piramide di Cheope che recita: "I blocchi di granito vengono tagliati con lame di luce"(laser), o come le Lampade di Dendera sono lì di fronte a noi, come prove che però si considerano irreali. Forse dovremo pensare che qualcosa di tutto questo potrebbe essere vero. Non tutto è stato detto sul nostro passato e quanto si sa è certamente molto meno di quanto invece si potrebbe scoprire; ma certe volte sciogliere certi nodi fa più male e paura di quanto non si possa immaginare.

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