Prima novità dell'anno nuovo: il mio primo romanzo su una mia scoperta che rivoluzionerà il modo di leggere la Divina Commedia.
Sotto, tutte le notizie e anticipazioni. Anche sul programma, ovviamente!
Buona lettura a tutti!

Le pietre di Ica

Dopo tanto tempo che non intervengo a causa degli esami all'università, ecco che vi propongo un nuovo viaggio; una nuova avventura che stavolta toccherà un tema che potrebbe rimettere in discussione molto. Le pietre di Ica.


Queste sono manufatti realizzati da pietre con diametro vario; si va da 5-10 cm a addirittura 50 cm di diametro e più. Su queste pietre ci sono dei disegni, realizzati scalfendo via uno strato di 2-3 mm, in modo tale da contrastare apertamente col colore, invece, nero scuro e lucido delle superfici non lavorate.


La scoperta, almeno a livello di storici, fu fatta solo nel 1966, appena 43 anni fa. Un medico, Javier Cabrera, dopo aver aiutato un abitante di Ica, ricevette in dono da questo, che non poteva pagarlo in denaro, una pietra su cui si trovava disegnato un pesce. Non fece caso, anche per inesperienza, al disegno e se la portò a casa usandola come fermacarte sulla scrivania. Un giorno, un suo amico, biologo e ricercatore che lo andò a trovare, vista la pietra, chiese immediatamente al dottore chi gliela avvesse data. Il dottore rispose che gli era stata data da un campesino che non sapeva come ripagarlo. La risposta dell'amico, però, fu incredibile, perché il pesce rappresentato era estinto da milioni di anni.


Il medico, allora, capita la possibile importanza di queste pietre, ne acquisto molte, vendute dai campesino, ma non solo, chiese di essere portato nel punto dove questi sostensevano di averle trovate e, così, ne furono rinvenute altre ancora. Su ognuna di queste pietre si trovano disegni, incisi, secondo alcuni ricercatori, senza l'ausilio di manufatti metallici, ma sono con altre pietre, con ogni probabilità; questi disegni rappresentavano uomini che guardavano il cielo con canocchiali e telescopi, uomini che operavano e che realizzavano trapianti di organi, macchine volanti, costellazioni, le terre emerse viste dall'alto ma così come si presentavano circa 200 milioni di anni fa e uomini che cavalcano dinosauri.


Può sembrare tutto frutto della fantasia, vero, ma esami fatti per cercare di datare le pietre al carbonio 14 le hanno datate proprio tra i 100 ed i 200 milioni di anni fa. Certo, non tutti sono d'accordo, il CICAP afferma che più di un campesino ha affermato di averle falsificate e poi messe in un pollaio per dargli una patina di antichità. E' però anche vero che studi fatti appositamente per cercare di dare una datazione precisa, pietra per pietra, ed ha individuato i falsi. Comunque non si riesce a spiegare come, i campesino, avrebbero potuto realizzare così tante pietre, alcune delle quali pesanti addirittura oltre 500 kg. Un simile sforzo non è spiegabile col prezzo a cui i campesino le vendevano all'epoca. Inoltre, la capacità di "plasmare" le pietre in quelle zone del mondo, era una cosa ben nota. I metodi al giorno d'oggi nessuno li conosce, ma ancticamente le popolazioni Inca ed altre erano capaci di fenomenali realizzazioni con la pietra, alcune lavorate come se fossero fatte di pongo. Se non bastasse, alcune popolazioni indigene dell'amazzonia, affermano di essere a contatto diretto con alcuni dinosauri; chiaro che la difficoltà di concretizzare un incontro nella selva più grande e fitta del mondo è veramente quasi impossibile; ma alcuni ricercatori hanno affermato di avere visto dei dinosauri proprio in quelle zone(uno di avere addirittura sparato ad uno di essi) e recentemente sono state fotografate in Amazzonia delle impronte di animale fresche veramente simili a quelle trovate fossilizzate, lasciate dai dinosauri.


Per ora la verità è ancora ignota, ma siamo certi che, comunque sia, il viaggio da noi affrontato sia incredibilmente affascinante. E vi lascio con alcune foto delle pietre ed una, di un esempio di lavorazione della pietra, assolutamente formidabile e sconosciuto, a Cuzco, sempre in Perù.


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La sacra sindone ed il sudario di ovideo: parte 3


Tanti gli elementi a favore, non molti, ma alcuni si, quelli contro. Non staremo ora a riepilogarli, certo è che, questo "semplice" telo di lino è uno dei più grandi misteri della cristianità. Non va specificato, ovviamente, che per i credenti dalla mentalità non scientifica questo sia preso come un qualcosa di assolutamente autentico. Ma quale può essere la verità? Ebbene, un'altra reliquia, venerata da millenni, come testimoniano i testi antichi, può essere la chiave di volta; stiamo parlando del Sudario di Oviedo.

Oviedo è una città nel nord della Spagna, famosa dal IX secolo per possedere un oggetto molto importante. Si tratta di un telo, definito "sudario", che avrebbe avvolto il volto di Gesù appena morto. Il telo è di lino, di 53x84 cm; una prima datazione al carbonio 14 l'ha datato attorno al VII secolo, ma, si sa, che in base alla conservazione, la erosione e l'ossidazione del materiale può essere stata variata e compromessa. L'unico studio, in questo caso, che può essere fatto è quello sui pollini all'interno del telo che, così come per la sindone, hanno confermato la provenienza dall'area Palestinese e un "passaggio" dal Nord Africa. Infatti, secondo i dati in nostro possesso il telo sarebbe scomparso da Gerusalemme, luogo in cui era custodito, nel 614 ca. e portato via dai Sasanidi di Cosroe II Parviz, chiuso, con altre reliquie in un'Arca Santa di legno e portato, via Africa, a Toledo in Spagna nel 680, anno in cui è stato datato. Nel IX secolo, a causa dell'invasione musulmana, il telo fu portato a Oviedo, e qui conservato nella Camara Sancta della cattedrale di San Salvador.

A differenza della Sindone, il Sudario non porta impressa alcuna immagine, ma solo macchie di sangue. Secondo gli studi del Centro Spagnolo di Sindonologia, le macchie sono di sangue e di liquido edemico polmonare, prodotte in diversi momenti, mentre il telo era già stato posto. In un primo momento il corpo si trovava in verticale, e la testa reclinata di 70° in avanti e 20° a destra. In un secondo momento il cadavere fu posto a formare un angolo di 115° con la fronte appoggiata su una superficie dura, per essere poi disteso supino e quindi il sudario tolto. Insomma, prove scientifiche attestano, quanto meno, che si tratterebbe di un telo posto sulla testa di un uomo morto in verticale, con numerose ferite sulla fronte, come se vi avesse degli elementi acuminati, e quindi soffocato per la posizione assunta; tutti elementi ricollegabili ad una morte per crocifissione, preceduta, però, da una tortura. Altre analisi sono quelle fatte riguardo al sangue; la scoperta è che si tratta di sangue AB positivo, lo stesso della sindone Non solo, il sudario, messo sulla testa del morto, veniva piegato in un certo modo e, studi fatti in merito al modo in cui venne messo hanno permesso di vedere esattamente la posizione e la forma delle macchie di sangue e di edema e, incedibilmente, si è visto che coincido con quelle della sindone(dove, però, ovviamente, sono più tenui).

Elementi pro ed elementi contro. Ovviamente i credenti hanno fede che sia l'originale. Certo è che il mistero rimane econtinuerà ad affascinare.

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La sacra sindone ed il sudario di Oviedo: parte 2


Ma cosa rappresenta esattamente la sindone? Si tratta di un uomo vivo o morto? Dalle analisi di medicina legale che sono state fatte la sindone rappresenta inequivocabilmente un uomo morto; per la precisione un uomo morto con la testa piegata in avanti, una gamba(la sinistra) inflessa e, oramai, rimasta in quel modo, come se fosse stata chiodata sull'altra.

In definitiva, la sindone rappresenta senza alcun dubbio un uomo crocifisso, ma non alla maniera "classica"; no, rappresenta un uomo brutalmente crocifisso. Infatti, tradizionalmente si crocifiggeva la gente, rea di reati abbastanza gravi, semplicemente legandone le mani e i piedi o a due pali, posti l'uno perpendicolarmente all'altro, ma, molte volte, anche su alberi, e ciò doveva essere un chiaro segnale per tutti; così si finiva se si veniva considerati colpevoli di un qualche reato come. Stavolta, però, si è fatta un'eccezione, uccidendo un uomo mediante la crocifissione, prima torturandolo, poi chiodandone mani e piedi, anzichè legandoli.

La medicina legale non ha dubbi su questo punto, ed è stata possibile un'analisi di questo tipo, quando, nel 1898, fu fotografata per la prima volta nella storia. Ancora all'epoca, più che una reliquia, la si considerava come un falso medievale, insomma, una semplice pittura su tela, ma la visione del negativo lasciò tutti stupefatti. L'immagine, vista al negativo, infatti, mostra in tutti i suoi particolari(come fosse una vera foto) un uomo, morto, appunto, in circostanze già citate. Sono infatti presenti segni di una vilenza brutale su tutto il corpo. Le analisi fatte hanno messo in evidenza il fatto che le ferite sulla testa sono dovute al conficcamento come di una, appunto, corona o casco di cose appuntite, come, ad esempio, spine. Scendendo si può notare come, le mani riportino i segni della chiodatura e stessa cosa per il costato ed i piedi; oltre a numerose macchie di sangue su tutto il resto del corpo. La meraviglia, potete immaginare, fu incredibile. Ma c'era ancora chi avanzava l'ipotesi che si trattasse di un dipinto. Ebbene, se si fosse trattato di una pittura, il colore sarebbe stato assorbito dal lino, ma questo presenta una "impressione" solo superficiale e, oltretutto, il sangue non è pitturato, ma autentico. Questo elemento, ovviamente, è stato analizzato ed è stato appurato che si tratta di sangue del tipo AB, estremamente raro nell' area europea, ma molto diffuso nell'area di Israele; oltretutto, alcune macchie di sangue sono "pure", mentre altre hanno anche del siero, e per la precisione del siero espulso dai polmoni, il che spiegherebbe, infatti, la morte in quel modo.

Il tessuto è, invece, dipinto a spina di pesce con rapporto di 3:1, un modo tradizionale e largamente diffuso nel periodo medievale, ma non ritengo, così come molti studiosi, che sia un elemento così importante, visto che le analisi fatte al microscopio hanno messo in evidenza un particolare fondamentale: sono presenti pollini, nella tessitura del lino, relativi solo ed esclusivamente all'area di Israele e della Palestina; piante che nel resto dell'Europa non si trovano assolutamente.

Insomma, ci sono elementi a favore e non, ma la nostra indagine non è ancora finita. Continueremo nei prossimi giorni lasciandoci con un piccolo stimolo alla ricerca: la macchia di sangue coagulato sulla fronte è il numero 3.

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La Sacra Sindone ed il Sudario di Oviedo: parte 1

Un nuovo post è proprio quello che serve per riprendere il nostro viaggio, e visto che ci avviciniamo alla "domenica delle palme" l'argomento da trattare sarà riferito a Gesù. Sia chiaro, nulla di dissacratorio(io stesso sono religioso e credente e mai e poi mai mi permetterei una cosa del genere), ma un viaggio affascinante attraverso i due più famosi simboli e segni del Suo passaggio sulla terra; quali? La Sacra Sindone e il Sudario di Oviedo.
Due simboli della Cristianità e due misteri del tempo, anche se c'è chi ha trovato importanti collegamenti tra i due.
Dal greco σινδών (sindon), significa lenzuolo di lino. E' questo, infatti, il materiale che compone il telo custodito e venerato all'interno del Duomo di Torino. C'è molta controversia su quale sia veramente la sua origine; studi fatti al carbonio 14 hanno datato il lenzuolo tra il 1260 ed il 1390, ma c'è molto scetticismo su questi risultati; molti la identificano con il "mandylion"o immagine di Edessa, un lenzuolo sacro, scomparso nel 1204, sul quale vi sarebbe stata l'immagine di Gesù.
In questa città della Turchia, l'attuale Urfa, la presenza della reliquia è attestata fin dal IV secolo. Nel 994, dopo l'occupazione musulmana, il mandylion fu trasportato a Costantinopoli; ma nel periodo delle crociate fu trafugato, insieme ad altre reliquie dai cavalieri templari. Nel XIV secolo arrivò, ancora non si sa come, nelle mani di Goffredo di Charny e di sua moglie Giovanna.
Da questi fu donata al capitolo dei canonici della collegiata di Lirey, fonadato da lui stesso, e la prima ostensione pubblica avvenne nel 1357. Già nel 1415, però, una discendente di Goffredo, Margherita di Charny, se ne riappropriò vendendola, nel 1453, ai duchi di Savoia. Fu quindi conservata a Chambery, ma nel 1532 un incendio la danneggiò e si decise quindi di spostarla in un luogo più sicuro; la cattedrale di Torino, dove di trova dal 1578.
Descrizione: si tratta di un lenzuolo di lino di colore giallo ocra di 442x113 cm. Numerosi studi sono stati fatti e tuttora sono in corso, ma nessuno degli scenziati è stato ancora capace di dare una soluzione che fosse realmente giustificabile.
Ma come mai? Beh, la risposta è nel contempo semplice, ma anche incredibile e affascinante. Sono stati condotti esperimenti a riguardo alla possibile formazione dell'immagine; si è tentato di giustificarla come una reazione chimica dei componeti posti sul corpo, che interagendo col calore avrebbero impresso l'immagine, ma, propagandosi in tutte le direzioni il vapore non avrebbe potuto lasciare una traccia tanto evidente e precisa; si è allora provato in altro modo, con l'effetto corona. Questo sarebbe come imprimere un'immagine su di un negativo fotografico; funziona infatti attraverso delle scariche elettriche che, passando per il corpo, imprimono l'immagine dello stesso. Ma allora, questo vorrebbe dire, essendoci sia l'immagine del fronte che del retro del corpo, che l'elettricità si sarebbe emanata dall'interno del cadavere, imprimendo l'immagine di Gesù sul lino. Questa ipotesi, chiaramente, per gli scenziati, per quanto l'immagine sia in tutto e per tutto come un negativo, non è pienamente giustificabile; anche se sembra l'unica plausibile.
E sembra incredibile pensare a come, con un grandissimo impulso di energia, Gesù sarebbe risorto, imprimendo per sempre la sua immagine sul lenzuolo che copriva il suo corpo quando morto.
Domani continueremo questo viaggio appassionante e affascinante in uno dei più grandi misteri, ancora non scientificamente giustificato, della cristianità e del mondo.

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