Ciò che viene narrato, di cui si parla, che ci viene spiegato a scuola ed all'Università non sempre corrisponde a verità. Non è mai facile né dirlo, né dimostrarlo, ma quando ci si riesce è sempre una scoperta; e una scoperta è un viaggio, dentro di noi, nel mondo e nella storia. Fino a giungere a ciò che conosciamo e riscoprirlo, o illuminarlo sotto una luce dai cromatismi differenti e sublimi. Ci invita ad approfondire e vivere, e spesso e volentieri il tutto nasce da veri e propri colpi di genio; altre volte da voli dell'immaginazione e della nostra stessa fantasia. E' vero, e forse non è tutto qui; forse c'è qualcosa di più che semplice immaginazione. Il confine sottile tra idea e materia non è mai stato così leggero. Ecco che allora alcune scoperte possono far vacillare secoli e secoli di storia letteraria, o almeno certi riferimenti ad opere di un importante valore. E' così che, leggendo e rileggendo l'Iliade e l'Odissea, l'ingegnere nucleare Federico Vinci ha compiuto una scoperta veramente inaspettata. Sebbene infatti le fonti più note conducano a credere che i due poemi mitici siano ambientati in Grecia e nel temperato Mar Mediterraneo, l'intuito di Vinci avrebbe fatto vacillare tali certezze. Non trovando evidenti congruenze tra la geografia omerica e quella reale, ha quindi intrapreso un viaggio che l'ha portato più a Nord, fino alle coste del Mare del Nord. Un viaggio intraprendente.
Nonostante che molti dei luoghi citati da Omero esistano realmente in Grecia, quantomeno per il nome; da Troia ad Atene. Ma le descrizioni che l'autore opera non sono così prossime alla realtà; quasi sempre, infatti, ci si accorge di come non vi sia alcuna corrispondenza che trasmuti in realtà l'essere dello scritto. Procedendo con un certo ordine consideriamo il Peloponneso, che dovrebbe essere una penisola montuosa, quando concretamente è un'isola pianeggiante. Davanti ad Itaca e Zacinto, invece, sta Dumitio, o meglio dovrebbe, perché l'isola lunga e piatta omerica nel Mediterraneo non esiste; al contrario, tra la Danimarca e le penisole scandinave esiste una certa "Isola lunga", proprio nell'arcipelago che contiene forti analogie con il mondo descritto e prospettato da Omero. La stessa Creta significa "vasta terra" e non "isola". Se poi ci avviciniamo verso il cuore delle opere e studiamo le città principali delle stesse, allora entriamo in un circolo ricco di coincidenze e similitudini con luoghi e geografie nordiche davvero stupefacenti. Troia è descritta come una città situata in una zona ricca di fiumi e paludi; ma guardando quella città che è stata rinvenuta e che è riconosciuta dagli archeologi come la vera città di Troia, ci rendiamo conto che le descrizioni non coincidono. A suffragio di questa ipotesi esistono alcuni recenti studi. Secondo molti, infatti, i racconti che ci vengono narrati nell' "Iliade" e nell' "Odissea" sembrerebbero da doversi collocare in quella che è definita come "Età del bronzo". Tuttavia recenti studi compiuti su quella stessa area archeologica e carotaggi hanno rivelato che nel periodo succitato in quella zona c'era il mare; pertanto il campo di battaglia tra Achei e Troiani, oltre alla stessa città di questi ultimi, non esisteva all'epoca. Oltretutto molte delle battaglie narrateci venivano combattute la notte, ma col sole, ed i guerrieri erano vestiti con pesanti mantelli di lana. Abbigliamento e condizioni climatiche, come il ghiaccio sugli scudi, certamente distanti dalle vicende mediterranee per via del clima. Senza però soffermarci su similitudini riscontrate per studi cronologicamente a noi recenti, ci accorgiamo di come Plutarco, storico greco, parlando di Ogigia, l'isola dove Ulisse fu trattenuto come prigioniero da Calipso, fornisce le esatte coordinate per il raggiungimento della stessa: a cinque giorni di navigazione dall'isola Britannia, in direzione Occidente. Seguendo le sue indicazioni di spostamento giungiamo nell'arcipelago delle isole Far Oer, ove domina il monte Ogohiki, molto simile per assonanza ad Ogigia.
Proseguendo il suo viaggio Ulisse naviga per 17 giorni, fino a raggiungere la terra dei Feaci, alta "come uno scudo" e ricca di boschi ombrosi; certamente non una flora che sia propria della zona climatica mediterranea, a dispetto di quelle nordiche. In più il popolo dei Feaci non è mai stato individuato con certezza, differentemente da quanto afferma Vinci nei suoi studi, collocandolo nella zona dei Fiordi Norvegesi. Seguendo allora la geografia del luogo è semplice individuare ogni altra isola ed il famoso "Stretto dei Dardanelli", luogo di Scilla e Cariddi, nell'arcipelago delle Lofhoeten, un punto ricco di miti nati attorno al Moelstrom, cioè uno scontro di due correnti d'acqua che ad intervalli regolari scatenano la loro potenza dando vita a gorghi impressionanti e pericolosi; a pochi passi da questo sta anche una grotta, abitata anticamente. E' una fenditura nella roccia alta circa 50 metri, ricca di pitture rupestri e luogo ideale come casa della terribile Scilla. Tutta la zona, però, ha anche località che recano nomi singolarmente analoghi a quelli propri delle città da Omero descritte e narrateci. Karjaa, ricorda i Cari uno dei popoli alleati dei troiani; Nasti, molto vicino a Naste; Tenala, simile a Tenedo; Askainen, richiama agli Ascani, un altro popolo importante nelle narrazioni omeriche. Procedendo oltre troviamo Kikoinen, simile a Ciconi; e quindi Raisio, vicina a Reso. Certo, luoghi importanti, ma mai quanto Troia e le storie che l'hanno fatta eternare; ebbene, vicino ad Helsinki c'è una cittadina il cui nome è molto interessante ai fini della nostra indagine: Toija. In ognuno dei luoghi che abbiamo citato sono oltretutto stati rinvenuti manufatti dell'età del bronzo; concreta attestazione della presenza umana già in quel periodo. Oltretutto nei pressi di Helsinki sta anche una località, che ha un nome che sicuramente evoca qualcosa di importante: Espoo o Esbo, simile a Lesbo. Ma non sono questi gli unici elementi: troviamo la notte bianca; il sole di mezzanotte, le aurore boreali ed un grande freddo, con il ghiaccio che si cristallizzava sugli scudi.
Ci sono poi le imbarcazioni dell'Iliade, a due prue e con l'albero smontabile e quelle dell'Odissea a chiglia piatta; simili mezzi di trasporto però non sono greci, ma vichinghi. Le due prue consentivano infatti una migliore maneggevolezza in situazioni rischiose come tempeste o gorghi molto forti ed improvvisi; mentre l'albero doveva essere smontabile per poterlo pulire dal ghiaccio che vi si formava. Concludendo ricordiamo come molti degli eroi e dei personaggi descritti fossero biondi, possenti, con occhi azzurri e lo stesso Ulisse portava un copricapo appuntito, simile ad un elmo vichingo. Ma come avrebbe fatto Omero-greco-a narrare di fatti(la guerra di Troia esplode quando Elena viene fatta prigioniera e presso Toija esiste una storia/leggenda risalente a migliaia di anni orsono di una principessa rapita e della conseguente guerra che ne sfociò) e luoghi propri del mondo nordico? Secondo Vinci, che ha elaborato una propria teoria a riguardo apprezzata e condivisa da molti, a dispetto delle altre su cui staziona un maggior riservo, i biondi Achei sarebbero scesi dalle terre del nord, migrando verso il Mediterraneo ed occupando le aree dell'attuale Grecia ed originando la civiltà Micenea attorno al 1600 a.C.. Tutto ciò solo a seguito del periodo di "optimum climaticum", un periodo di tempo favorevole climaticamente in cui le temperature dell'intero globo furono temperate ed anche al Nord si aveva una situazione simile al clima Mediterraneo. Succesivamente all'arrestarsi di tale favorevole clima, ecco che gli Achei scesero per ricercare lo stesso clima che li aveva temperati fino a poco prima della loro dipartita. Così come le città, però, ecco che riscontriamo una similitudine sicuramente importante tra personaggi dei poemi omerici e mitologici greci. Ullr è figlio di Sif, ed Ulisse è figlio di Sisife; Aegir, dio del mare, è Agaton, e così via.
Insomma, esistono numerose analogie e richiami evidenti a tali poemi. Agatha Christie diceva che tre indizi fanno una prova; se così è qui abbiamo in mano molte prove che questa teoria, che tuttora gli studiosi "ufficiali" aborrano, sia concreta più della realtà stessa. Certo è che una scoperta di tale portata non può passare inosservata e suscita gli interessi di ognuno di noi.
Forse, adesso, conosciamo qualcosa di più su Omero; il poeta più ermetico e misterioso della storia della letteratura. Forse no. Ma come Ulisse, forse questi poemi hanno compiuto un lungo e tortuoso viaggio fino, finalmente, a ritrovare la perduta e tanto desiderata strada di casa.
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