La Cappella di Rosslyn, uno scrigno di misteri
Un luogo può per molteplici motivi riuscire a custodire misteri che riguardano svariati temi. In particolar modo ciò nasce da quegli edifici e quelle aree di cui non sappiamo niente, o di cui sappiamo molto poco. In qua e là per il mondo ne troviamo più e più; dalle Piramidi della Piana di Giza in Egitto, a Machu Picchu in Perù, ad altri siti megalitici, passando per alcune delle grandi cattedrali gotiche, fino a piccoli centri sperduti, alle volte. Insomma, in non pochi posti è possibile trovare un qualcosa che ci riconduca ad un qualche mistero o presunto tale. Soprattutto se nel visitare certi scenari si possiede la consapevolezza di seguire un filo storico, che ci consenta di poter affermare come lì, nel posto che stiamo visitando o studiando, sia realmente presente un qualche elemento che in base a ciò che sappiamo sull'epoca, ci faccia affermare che ciò è, in realtà, un mistero. Un mistero come certe civiltà potessero possedere in tempi remoti grandi capacità e conoscenze, tali da farci sorgere certi interrogativi, da far nascere in noi il dubbio, da stimolarci a ricercare e a voler tentare di ricostruire il passato. In molti casi ciò dovrebbe essere fatto, e per comprenderlo basta controllare i dati che possediamo e su cui lavoriamo abitualmente. Ecco cosa ci occorre, una strada, oltre che un luogo. Un segno, impresso sul terreno. Un riferimento all'orizzonte. Ecco ciò di cui necessitiamo; ma certe volte questi elementi sembrano essere totalmente estranei alla globalità. Alcuni di essi si distaccano in maniera quasi totale, ed aprono a nuovi scenari e ad interrogativi molto suggestivi ed affascinanti. Quando si parla di Templari il discorso non può far altro che cascare prima o poi su alcuni luoghi; per citarne alcuni: Gerusalemme, L'Aquila, Rennes les Chateaux, Temple Church e la cappella di Rosslyn. Questa cappella ha raggiunto un alto grado di notorietà negli ultimi anni per merito del libro e dell'omonimo film "Il Codice da Vinci"
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Indaco, bambini prodigio.
Che esistano proprietà sovrannaturali è una cosa su cui non tutti sono disposti a giurare. Nel lungo scorrere della storia sono sempre esistite figure che hanno segnato la loro e l'altrui esistenza con l'assoluta convinzione di essere "superiori", di avere poteri speciali. Maghi, streghe, stregoni, chiromanti, veggenti ed altri. Chi reale, chi fittizio, comunque ognuna di queste figure ha sempre suscitato attorno a sé sentimenti ed interessi contrastanti. C'è sempre stato chi li ha apertamente criticati e malamente giudicati e chi, invece, li ha sempre supportati e sospinti dando luogo anche a fenomeni di massa che hanno influenzato, in alcuni momenti, la storia. Molte teorie attuali ci propongono l'ipotesi che, addirittura, molti dei fatti che sono avvenuti nel corso della storia sarebbero stati fatti avvenire a causa del fatto stesso che siano stati presentati come previsioni, ed allora ciò abbia influenzato il nostro stesso modo di agire portandoci a far avvenire certe cose. Spesso e volentieri queste figure sono state isolate nel corso della storia; molto poche. Ma negli ultimi trenta anni si è verificato il comparire di strani, in un certo senso, bambini. Bambini che sembrerebbero possedere una capacità intellettiva non comune; bambini che sembrerebbero possedere anche talvolta poteri particolari ed una conoscenza antica, da divulgare all'umanità. I bambini Indaco. La prima definizione di "indaco" fu coniata da Nancy Ann Tappe ed espressa nel proprio libro: "Capire la propria vita attraverso il Colore". Tappe individuò un concreto, per lei terapeuta e sensitiva, affievolimento di certe colorazioni dello spirito delle singole persone. Un cambiamento importante; secondo molti studiosi, infatti, esisterebbe un legame tra le anime delle persone ed alcuni colori così leggibili e definibili come auree. Ogni individuo possiede un'aura, che cambia anche colore, sfumando, a seconda dello stato, ma che comunque rimane entro un campo di colore più o meno ristretto. La studiosa si accorse di come progressivamente vi fosse un affievolirsi della presenza di colori come rosa cremisi e fucsia e di come, invece, emergessero altri colori fino ad allora poco presenti o mai visti. Fino all'inizio degli anni '80(Il libro uscì nel 1982) Nancy Ann Tappe però si curò poco a fondo di queste anomalie, fino a quando un gran numero di genitori iniziò a rivolgersi a lei, per il comportamento dei loro figli che appariva anomalo, strano. Analizzandoli secondo il suo metodo, coi macchinari di cui disponeva, si accorse che l'aura che circondava questi bambini era "indaco", un colore mai apparso prima. Subito approfondì i suoi studi, analizzando il comportamento dei bambini, rendendosi perfettamente conto di come effettivamente il comportamento di questi fosse quasi anomalo e di come questi possedessero delle qualità e dei poteri incredibili. I bambini indaco sono estremamente sensibili e riescono a capire cosa alberghi nella nostra mente e nel nostro cuore; avvertono i cambiamenti degli stati d'animo delle persone. Secondo molti sarebbero giunti sul Pianeta Terra per aiutare l'umanità a progredire verso il bene supremo. Per consentire ad ognuno di noi di giungere ad una conoscenza perfetta, alla comprensione della tolleranza, a raggiungere l'amore incondizionato. I bambini indaco sarebbero quindi giunti con questo scopo, apparendo ai genitori come persone molto particolari, con atteggiamenti strani, curiosi. All'inizio degli anni ottanta l'improvvisa comparsa di questa nuova generazione di bambini indaco suscitò reazioni e letture erronee da parte dei rispettivi genitori. Si ritenne che essi fossero bambini con qualche problema, che non sapevano bene rapportarsi con gli altri, e che avevano comportamenti che facevano pensare a tutto forché ad una possibile conclusione quale quella di cui stiamo trattando. Spesso e volentieri si presentavano come iperattivi, indisciplinati, disattenti, con una forte propensione verso attività isolate. Nei loro occhi, se si incrocia col nostro, si avverte a detta di molti come la presenza di una conoscenza antica; come se i bambini indaco fossero una sorta di reincarnazione di grandi dell'antichità, o messaggeri veri e propri di un messaggio divino, di conoscenza ed amore universale. Le difficolta per i bambini indaco starebbero tutte nella comunicazione e nel rapporto con gli altri. Richiedono infatti un alto grado di attenzione e le loro difficoltà stanno tutte nel rapportarsi con gli altri. Infatti, per questo motivo, sono stati spesso e volentieri confusi con bambini con difficoltà reali a livello psicologico e comportamentale. Negli Stati Uniti, proprio per questa ragione, sono stati utilizzati molti psicofarmaci nel periodo dei primi anni ottanta, quando questa nuova generazione ha fatto la sua comparsa. E' così che molti in passato e nel presente sono stati etichettati come individui con un elevato deficit di attenzione; ma tutto ciò è dovuto al fatto che le loro menti non riescono a seguire né ad adattarsi ad un pensiero lineare, classico, ma avrebbero bisogno di seguire il loro, non normale in apparenza, ma ideale per la loro capacità intellettiva, ricchissima e produttiva; geniale. In sostanza dovremo riuscire ad individuarli, a comprenderli, sostenerli ed interagire con loro, che in pratica è come se fossero un successivo salto evolutivo della nostra specie. Quindi, se tutto questo fosse vero, molto probabilmente dovremo rivalutare certi interventi che certi medici e certi genitori decidono di applicare nei confronti dei propri figli o dei pazienti giovani che hanno in cura. Ma prima di fare questo bisogna imparare a distinguere un Indaco da un bambino che realmente ha un deficit di apprendimento o che concretamente possiede ha difficoltà a rimanere attento, ma che in realtà non è un Indaco. Intanto gli studi in questo campo devono progredire, e dobbiamo arrivare a chiederci quale sia un metodo ottimale per l'individuazione degli Indaco; le loro capacità sono molto elevate, la loro intelligenza sorprendente, veloce, fresca. Ma non consideriamola una leggenda o una storia inventata; bambini con tali capacità esistono realmente, e dobbiamo sapere come capirli, comprenderli e non bloccare il loro accrescimento cognitivo, così che ne traggano giovamento sia loro che tutti noi.
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Un cammino di stelle lungo millenni
Le stelle. Quante volte le abbiamo ammirate o abbiamo sentito parlare di esse, in un modo o in un altro. Questi astri sono da sempre stati punti di riferimento per i viaggiatori; fin da tempi antichissimi. Punti di riferimento, sempre splendenti e capaci di indirizzare nella corretta direzione chiunque ne avesse necessità. L'uomo ha da sempre viaggiato fissando le proprie rotte in base alle costellazioni e come è la sua natura sempre e poi sempre ha voluto cercare di oltrepassare certi limiti imposti dalla natura medesima; sfidandola, giocandoci, tutto per sapere di più e per necessità. Esiste un posto, in Europa, che è da secoli e secoli meta di pellegrinaggio per milioni e milioni di fedeli: Santiago de Compostela. Un luogo ricco di Fede, fondato su racconti anche leggendari ed appartenenti alla tradizione. Ma il passato, forse, lo chiude in una dimensione diversa da quella a noi giuntaci dal sovrapporsi dei luoghi, dei racconti e delle tradizioni. E' un punto di arrivo, un punto di riferimento; ma esiste chi crede che forse questo luogo non sia solo un punto di arrivo, com'è adesso, ma che si possa trattare di un punto partenza. Ma di partenza per chi? Trovandosi in prossimità delle coste galiziane l'unica ipotesi formulabile sarebbe da legarsi a persone giunte dall'Oceano. Forse civiltà antiche, forse viaggiatori, probabilmente popoli di ormai persa origine. Legata a questi luoghi è la figura di un santo: San Giacomo Maggiore. Nel Vangelo secondo Luca, Giacomo sarebbe uno dei cosiddetti "figli del tuono" ed era con Giovanni il discepolo più vicino a Gesù. Dopo la Sua morte Giacomo si spostò, così come fecero tutti gli altri discepoli, lontano dalla Palestina, andando a predicare la Parola di Dio fino in Spagna. Nel 42 d.C., però, Erode Agrippa lo condanno a morte per decapitazione e fu così che si concluse la vita di Giacomo e cominciò quella del santo che conosciamo. Per secoli, però, il suo sepolcro, che divenne consacrato e che fu eretto come mausoleo di piccole dimensioni restò nascosto a tutti; fino a quando nell'813 Paio, un eremita il cui nome significa "uomo del mare", vide come tante luci danzanti sopra la fitta vegetazione. Giunto per curiosità laggiù, spinto soprattutto dalla visione lucente, notò con estremo entusiasmo una tomba, su cui era impresso il nome di Giacomo Maggiore. La notizia si diffuse subito ed il vescovo Teodomiro, che vide coi suoi stessi occhi quanto fu scoperto, lo consacrò ed il posto divenne meta di pellegrinaggio. Il luogo, per il modo con cui fu scoperto, fu denominato "Campus Stellae", poi Campo di Stelle, quindi Compostela. Non rimase, però, nell'anonimato il posto; Carlo Magno fece sfruttare il proprio nome e la propria immagine per pubblicizzare il luogo ed il cammino di pellegrinaggio. Ecco che se si guarda il sarcofago di Carlo Magno notiamo la raffigurazione di Santiago de Compostela, mediante il disegno di due strisce di stelle. Potrebbe apparire un semplice simbolo, ma queste due linee esistono realmente. La prima linea parte dalla Catalogna francese: parte da Picco Stella, passa ventitre chilometri dopo a Monte Stella, poi a venti chilometri per Monte Tre Stelle e si chiude, 400 chilometri più ad ovest a Estella, e poi ad Aster. Tutte queste località sono situate tra i 42°30' e i 42°36' di longitudine. La seconda, invece, partirebbe da Esteilles, passando per Estillon, quindi per Lizarra e Lizarraga. In fondo a questo "corridoio" Santiago(o San Giacomo) di Compostela. Sei punti che difficilmete possono essere casualmente posti sul 42° parallelo. Ma se queste indicazioni non fossero, così come abbiamo ipotizzato in prima istanza, per viaggiatori che andavano verso il mare ma che da quella parte provenivano? Se riprendiamo in mano le leggende più antiche il primo navigatore sbarcato in Galizia sarebbe stato Ercole, che dopo aver razziato i buoi del gigante Gerione, nascondendo le carcasse sotto una torre ancora esistente, la Torre di Ercole, il più antico faro tutt'ora funzionante, sarebbe da lì partito. Ma Ercole sarebbe stato il primo e basta; il secondo, invece, sarebbe stato Noè. Di figure simili a questa nel corso della storia ce ne sono molte; una figura simile a Noè sarebbe sbarcato in epoca Maya in America centrale. Ercole viene però sempre rappresentato come un uomo con arco e clava, un uomo delle caverne; presumibilmente rintracciabile ed identificabile nell'età del bronzo. Ma le analogie col passato e il cammino delle stelle non si fermano qui. Ci sarebbero tre vie; uno simile risiederebbe in Inghilterra, sul 51° parallelo, da Canterbury, passando per Stonehenge, Averbury e altri luoghi simili, tutti posti in cui vi sono siti megalitici. Un secondo sarebbe in Francia: da Saint Odille, per Chartres, fino a Armorica, e qui siamo sul 48° parallelo. Se ne esistesse un quarto sul 45° parallelo ne avremo uno ogni tre. Guardando i luoghi e le caratteristiche dei vari siti notiamo come ciò che ricerchiamo possa rintracciarsi tra Lascaux e Libourne. Le leggende, che ci connettono a questi luoghi, ci narrano di uomini che sarebbero sbarcati su quelle coste per portare la conoscenza. Ma da dove? O da quando? Le leggende post-diluviane sono molte; ci sono però simboli diffusi ovunque che ci riconducono ad un passato forse molto lontano. I labirinti sono i più diffusi e sono rappresentati anche in pianta nella cattedrale. Ci rimandano al mito di Atlantide ed alla pianta della sua capitale, così come ce ne parla Platone; la capitale aveva una pianta a labirinto, così da rendere inattaccabile il proprio centro, sede del potere. E un labirinto è disegnato nella navata principale della chiesa di Chartres, come simbolo del continuo percorso dell'uomo verso la conoscenza.Atlantide sarebbe scomparsa all'incirca 11600 anni fa; e se le leggende dei popoli americani parlano di uomini giunti da est per portare loro la conoscenza, per quelle dei popoli europei le leggende narrano invece di popoli giunti da ovest con lo stesso scopo. Ma il 9.600 a.C. è anche il periodo che i geologi avrebbero segnalato come possibile periodo della fine dell'era glaciale. Potrebbe essere stato l'innalzamento delle acque a provocare la fine di un'intera civiltà. Ne sono sicuri numerosi ricercatori e scrittori come Graham Hancock. I baschi in effetti sono un popolo le cui origini si perdono nel tempo, ma i cui strascichi si trovano nel loro modo di essere; nelle loro sanguinose e dure, talvolta, tradizioni popolari fortemente radicate nel loro stesso modo di vivere; il loro linguaggio è complesso e bello e si estranea dallo spagnolo e dal portoghese. Gli stessi ematologi hanno controllato come vi sia una particolare diffusione del gruppo sanguigno più raro, lo "0". Questo è poco diffuso in Europa centrale, ma molto nelle zone percorse dai paralleli che stiamo analizzando. Elementi che ci fanno ritornare con la mente al mito di Atlantide e suffragare importanti ipotesi, seppur con pochi dati a piena disposizione. Ma tornando specificatamente a Santiago di Compostela ed analizzandolo in relazione agli altri siti megalitici la sua cattedrale, maestosa e bellissima, nata da continue stratificazioni di movimenti e periodi architettonici che vanno dal gotico al barocco spagnolo, individuiamo alcuni tratti incredibilmente e certamente interessanti. Il coro della chiesa non è in asse, ma spostato e ruotato verso nord, mentre la facciata è lievemente ruotata a nord. Evidentemente non è un caso, ma un qualcosa di sicuramente rintracciabile in altri luoghi ed in altre culture: a Luxor nel tempio dell'Uomo troviamo un orientamento simile a quello ammirabile a Santiago. E concludendo citiamo un'antica leggenda galiziana, che ci parla di come il cammino delle stelle verso Santiago de Compostela sia come una sorta di Via Lattea in terra; e come essa si conclude con la costellazione del cane, così San Giacomo è da sempre rappresentato con un cane al suo fianco. E' così che adesso possediamo un nuovo perché che ci sospinga a guardare verso il cielo e a chiederci qualcosa di più, senza andare oltre la nostra terra, ma concentrandosi su quei corpi luminosi che ci hanno da sempremostrato la direzione del cammino che stiamo cercando di seguire. Le stelle da seguire adesso però sono in terra, e ci potrebbero condurre verso la scoperta della realtà di un passato che forse non è mai stato così misterioso ed affascinante.
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